Il 6 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili (Mgf).
Il fenomeno delle Mgf è talmente aberrante che si fatica a parlarne: consiste nell’effettuare delle pratiche di mutilazione – a seconda della cultura e latitudine – su neonate, bambine o adolescenti. Sono pratiche che ledono gravemente sia la vita sessuale sia la salute delle donne, possono causare complicanze a breve, medio e lungo termine, tra cui dolore cronico, infezioni, aumento del rischio di trasmissione dell’Hiv, ansia e depressione, complicazioni al momento del parto, infertilità e, nei casi peggiori, la morte.
Si potrebbe pensare che ci riguardi poco, perché distante da noi, perché a detenere il primato per numeri di mutilazioni praticate sono i paesi africani tra cui la Somalia, con il 98%, la Guinea con il 97% e il Gibuti con il 93% (dati che ci riporta Liliana Ocmin, Responsabile nazionale del coordinamento donne della Cisl, nel bell’articolo pubblicato da Conquiste del Lavoro, in allegato).
Ma i numeri sono impressionanti, nel mondo sono almeno 200 milioni le bambine, le ragazze e le donne che hanno subito nel corso della propria vita qualche forma di mutilazione genitale, e le comunità etniche tendono a replicare queste pratiche anche nei paesi dove migrano. In Europa, ci riporta sempre Ocmin, si stima vivano 500mila bambine, ragazze e donne che hanno subito le Mgf, e ogni anno altre 180mila rischiano di esservi sottoposte, migliaia anche in Italia.
“Queste bambine sono le compagne di scuola e le amiche delle nostre figlie, le fidanzate dei nostri figli, le nostre colleghe di ufficio – dichiara Elisabetta Artusio, responsabile della Struttura nazionale donne e politiche di parità di First Cisl, e non possiamo assolutamente tacere su questa forma di violenza efferata che si nasconde sotto l’acronimo Mgf, ma anzi è necessario sensibilizzare, agire”.
“Anche se negli ultimi anni, grazie alle varie campagne di informazione – continua Elisabetta Artusio – si è assistito ad una lieve diminuzione del fenomeno, occorre non abbassare la guardia, soprattutto in vista del traguardo di eradicazione completa che l’Onu ha inserito tra gli obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’agenda 2030.”
La Cisl anche quest’anno è impegnata su questo tema con la campagna “Mgf – Mutilazioni Giunte alla Fine” per ribadire l’inaccettabilità di queste pratiche, e favorire anche in raccordo con le comunità immigrate rappresentate dall’Anolf, quel cambiamento che ci permette di vedere la meta un po’ più vicina.
La locandina Cisl per la campagna 2021 contro le Mgf