L’irrompere di Mario Draghi sulla scena politica, il coinvolgimento del sindacato, il consolidamento del sistema bancario, le trasformazioni che ciò comporta per l’industria del credito, il ruolo delle compagnie assicurative. Questi i temi toccati dal segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, nel corso dell’intervento con cui ieri ha aperto i lavori del Comitato esecutivo nazionale.
Per Colombani Draghi ha già fatto capire che si porrà “obiettivi sfidanti”. In gioco, infatti, c’è “il futuro del Paese, ragion per cui è auspicabile che la politica faccia atto di umiltà, superando i timori di dover mettere in discussione assetti consolidati, effetto quest’ultimo inevitabile della discesa in campo di una personalità come quella dell’ex presidente della Bce. È evidente che le conseguenze di una mancata fiducia del Parlamento sarebbero nefaste”.
L’obiettivo dell’inclusione “delle forze sociali”, che Draghi ha indicato chiaramente nel discorso pronunciato dopo aver accettato l’incarico dal presidente Mattarella, è un segnale importante. La Cisl – ha proseguito Colombani – ha le carte in regola per partecipare da protagonista alla costruzione di un nuovo modello economico e sociale”.
Sotto questo aspetto, la cultura di cui Draghi è portatore offre garanzie importanti. Allievo in gioventù di Federico Caffè alla Sapienza, ha ricordato il numero uno di First Cisl, Draghi ha proseguito i suoi studi al Mit di Boston accanto ad economisti del calibro di Franco Modigliani e Robert Solow. Una volta a Francoforte, ha scardinato con il quantitative easing l’ortodossia della Bundesbank e messo in sicurezza l’euro nel momento più cupo della crisi del debito sovrano. Credenziali che pesano in un momento in cui “c’è assoluto bisogno di riscrivere la teoria economica, di pensare ad una nuova architettura dei mercati, di ricalibrare il ruolo dello Stato nell’economia”.
In un quadro così instabile, di fronte ai rischi ma anche alle prospettive che si schiudono – Draghi ha posto proprio l’enfasi sull’opportunità storica di utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Unione europea – qual è la missione di First Cisl? “Abbiamo delle grandi responsabilità perché rappresentiamo dei comparti strategici. L’ingresso tra le nostre fila dei lavoratori di Anac, il cui ruolo sarà determinante quando andranno realizzati i progetti finanziati dal Recovery Fund, lo dimostra una volta di più”.
Colombani ha poi invitato a riflettere sull’emergere del fenomeno dell’ “assicurazione-banca” come effetto del consolidamento in corso nel sistema bancario. “Il ruolo giocato da Unipol attraverso Bper, nell’acquisizione di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo, lo dimostra ampiamente. Penso che anche Generali potrebbe muoversi in questa direzione. D’altra parte, il basso livello dei rendimenti delle obbligazioni, anche a lungo termine, rischia di mettere in crisi le polizze vita, perché, in prospettiva, non potranno garantire livelli di rendimento considerati accettabili dai clienti. Le compagnie potrebbero essere spinte a cercare fonti alternative di ricavi, sfruttando le opportunità offerte dal settore bancario. Ciò sarebbe un bene per il sistema bancario nazionale che ha bisogno di anchor investor. Ma, potrebbero puntare con più decisione sull’economia reale, utilizzando l’opportunità del rilancio del Paese, legata ad un utilizzo strategico delle risorse del Recovery Fund.”
Laterale, rispetto al tema del consolidamento, ma non per questo meno importante, è quello del credito cooperativo. Colombani ha ribadito le critiche alla riforma “che non ha prodotto gli effetti auspicati da chi l’ha realizzata”, annunciando che First Cisl fornirà un contributo per la sua revisione. Mai come oggi, con intere aree del Paese segnate dalla desertificazione bancaria, le Bcc assolvono ad un compito prezioso, quello di “fare credito alle imprese sul territorio. Devono farlo, è nel loro Dna, è scritto nel Testo unico bancario, e, al tempo stesso, non possono comprimere i costi, perché sono imprese ad alta intensità di lavoro e dovranno continuare ad esserlo, per fortuna. Eppure sono assoggettate, sia sul piano fiscale che regolamentare, a norme che rischiano di omologarle a delle società per azioni. Tutto questo – ha concluso Colombani – deve cambiare.”