«Senza uno shock da investimenti questo paese non crescerà». Il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombanilo ha più volte ribadito durante la videorubrica “Generazioni Cisl” curata dalla redazione di 50 Canale. La giornalista Simona Giuntini ha evidenziato come l’attuale crisi economica sia la più pesante dal dopoguerra ad oggi chiedendo a Colombani se i miliardi del Recovery fund basteranno a salvare il Paese. «Possiamo dire che l’Europa ha fatto la sua parte» ha risposto il leader dei bancari della Cisl ammonendo che «spetta ora all’Italia fare la sua. Siamo nel bel mezzo di una crisi di governo che va risolta presto per mettere a terra l’imponente somma di 209 miliardi di euro. Per rilanciare l’economia serve però uno shock provocato da investimenti pubblici e privati». Per Colombani il processo di rilancio «deve però includere anche le organizzazioni sindacali chiamate a partecipare alla costruzione di un nuovo modello sociale ed economico».
La giornalista ha fatto notare come gli italiani non amino il rischio. «Sì, i risparmiatori italiani sono avversi al rischio – ha risposto Riccardo Colombani – vogliono alti rendimenti e zero rischi ma è necessario puntare ad un nuovo modello di relazione tra le banche e i risparmiatori. Per poter canalizzare il risparmio verso l’economia reale c’è bisogno che lo stato garantisca il capitale investito direttamente nelle imprese altrimenti i risparmiatori non investiranno. Questa non è una proposta di First Cisl ma del Professor Savona, presidente della Consob, illustrata a giugno dello scorso anno. Una proposta sulla quale siamo d’accordo, consapevoli che per garantirne gli effetti è necessario un nuovo modello di consulenza da adottare da parte del sistema bancario nazionale». È qui che lo stato deve giocare un ruolo fondamentale. Per Colombani «deve incentivare le banche ad adottare il modello di consulenza su base indipendente altrimenti la gamma di prodotti offerta alla clientela rimarrà circoscritta agli strumenti finanziari emessi dalla banca stessa o da sue controparti commerciali. In sostanza – ha ribadito il segretario generale di First Cisl – è necessario ampliare la gamma dei prodotti finanziari per servire al meglio gli interessi della clientela come prescrive la Mifid II e come prevede il testo unico della finanza».
Simona Giuntini ha osservato se quanto prospettato possa bastare, considerate tutte le crisi bancarie degli ultimi anni. «Proprio le crisi bancarie – ha proseguito Colombani – si sono associate a fenomeni di risparmio tradito che vedono incolpevoli le lavoratrici e i lavoratori del settore. Quei fenomeni sono purtroppo ascrivibili alla mala gestio degli amministratori. Per evitare che quei fatti possano ripetersi è fondamentale essere trasparenti». Per raggiungere questo obiettivo Riccardo Colombani è tornato a riproporre l’adozione di un questionario unico Mifid a livello nazionale, elaborato dalla stessa Consob, che rilevi correttamente il profilo del cliente. La proposta, definita di “buon senso”, è stata rilanciata in un recente convegno di First Cisl ed ha incontrato il favore del presidente dell’Acf (Arbitro per le controversie finanziarie), Gianpaolo Barbuzzi.
La giornalista ha fatto inoltre notare come la crisi abbia riacceso il dibattito su cosa sia meglio: stato o mercato. «È un dibattito ideologico tra statalisti e mercatisti che non mi appassiona; io scelgo la terza via – ha risposto Colombani – che non è quella dell’utile pragmatismo ma della necessità di avere una società civile inclusiva. Abbiamo bisogno di rivedere l’architettura dei mercati, dei rapporti tra stato ed economia con il primo che sia regista, coordinatore anche in rapporto all’idea di canalizzare il risparmio verso l’economia reale. E allora serve creare un fondo di investimento per l’economia reale alimentato dal risparmio privato, garantito dallo stato, gestito da una società pubblica che doti di capitale anche le piccole imprese. Un fondo al quale possano partecipare anche le banche che hanno un patrimonio di conoscenze dei territori nei quali operano. Un fondo per il rilancio che inglobi anche il sindacato al quale assegnare il ruolo di controllore attivo di questo shock da investimenti del quale il Paese ha bisogno».
Con riferimento alla nuova stagione delle fusioni bancarie, per il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, rumors e recenti operazioni generano timori per l’occupazione. «Nel settore non si registrano fenomeni di licenziamento collettivo. I lavoratori sono tutelati e continueranno ad esserlo dagli strumenti di cui ci siamo dotati. Il trend occupazionale negativo di continua riduzione del personale è preoccupante perché le banche, secondo First Cisl, devono svolgere una funzione sociale determinante. Devono essere, come ha evidenziato nel marzo dello scorso anno Mario Draghi, degli strumenti di politica pubblica, al servizio del paese, delle famiglie, delle imprese. Per far questo non è necessario il gigantismo bancario. Il consolidamento, che è già in atto, lo reputo sufficiente. La discussione vera non è sulle dimensioni delle banche – avverte Colombani – ma su quello che fanno e sulla loro utilità sociale. Il sistema bancario ha poi un problema connesso alla riforma del credito cooperativo del 2016 che non ha prodotto effetti. Come organizzazione sindacale stiamo lavorando alla proposta di una revisione della stessa».
Nella trasmissione “Generazioni Cisl” c’è spazio anche per uno sguardo al futuro della Banca del Monte dei Paschi di Siena. «Intanto – ha rimarcato il leader dei bancari della Cisl – abbiamo la necessità di preservare l’integrità della banca più antica del mondo. Lo stato detiene il 64% del capitale e questa quota è frutto proprio di quella idea di gigantismo che nei primi anni del 2000 portò Mps all’esiziale acquisizione di Banca Antonveneta. Su spinta di una parte del governo Unicredit è stata chiamata a muovere verso il Monte dei Paschi di Siena. Oggi stiamo registrando un passo indietro degli azionisti rilevanti italiani presenti nella banca milanese. I giochi sono tutti da fare ma è evidente che la situazione non è semplice. Noi non siamo contrari alla privatizzazione che andrà però fatta nel tempo. Chiediamo di prorogare i termini della Bce e andare oltre il 2021. Non vedo altra possibilità che questa per evitare ulteriori costi a carico dello stato, difendere l’occupazione e garantire all’istituto di continuare l’integrità della banca. Spero che soggetti responsabili, nell’interesse del Paese, possano fare un’operazione di sistema predisponendo una cordata per esprimere, in un prossimo futuro, la governance della banca senese preservandone integrità e territorialità».
In chiusura di rubrica, Simona Giuntini ha chiamato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, a rispondere sugli effetti della crisi di governo. «Alla Cisl non interessa il colore del governo, interessa che faccia le cose che contano. Oggi dobbiamo mettere a terra il piano di resilienza e di ripresa del Paese perché, e lo ripeto, senza uno shock da investimenti non cresceremo. E attenzione, sarà importante crescere sia da un punto quantitativo che qualitativo perché la pandemia sta scavando un profondo solco tra il nord e il sud del Paese. Abbiamo la possibilità di colmare il divario. Dobbiamo rilanciare l’economia con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno».